martedì 29 gennaio 2013


Stuzzicamenti 

di

Sergio   Puglisi
Giovanni Rossino



"Cretini di razza"

Stamattina, da una imbarcazione di fortuna, oltre 200 profughi sono sbarcati in uno stato pietoso: l'Italia.

Ad accoglierli sulla riva, con sonori fischi, un testimonial di razza: Kevin Prince Boateng. Dichiarazione a caldo: “Se non puoi batterli, unisciti a loro”.


Per la Lega, candidato alla regione Lombardia Tony Iwobi, nigeriano che piace a Borghezio: "Di solito, uno così non ce lo voglio a candidato. Masai, com'è...!". Piace alla moglie di Bossi: ce l’ha duuuuuuuuuuuuro.


Avrebbe iniziato la carriera nella Lega come igienista dentale del Trota. Pare che il Pd risponderà all’ondata multiculturale scatenata dal nigeriano con un ex calciatore: schierato Fabio Liverani.


Sempre Iwobi, avrebbe dichiarato: "Il federalismo nel mio Paese ha funzionato. Con un po' d'impegno ce la farete anche qui."


Felicitazioni invece a Calderoli, eletto kapòlista per il Senato in Lombardia.




Montezemolo: "Necessario limitare attività cinesi in Italia".

Poi la rettifica: "Necessario l'imitare attività cinesi in Italia".


Pure Centro Democratico sostiene le minoranze, candidando un nomade slavo sposatosi in Italia: è la prima volta per un CD-Rom.


Arenati nel frattempo i lavori per il maxiaeroporto cinese nella Sicilia centrale. Sparito il capo progettista; l’ex presidente Lombardo: "È giallo."


Nel frattempo, sempre più stretta la morsa attorno agli omosessuali. Approvata una durissima legge omofoba nel paese di Putin: La Russa.

E ricordiamo che oggi è la Giornata della Memoria: fino a domani 50% di sconto su hard disk esterni e chiavette USB.

Per la pagina culturale, ritorno col botto sulla scena italiana per Vasco Rossi e il nuovo singolo "L'uomo più semplice". Previsti per il maxitour continui bis del suo brano più celebre, Albadorata.


In diretta dal Vaticano: fedeli picchiano le Femen in protesta per il diritto all’aborto.
Gioventù m'ariana.



Il Razzismo è giusto perché:


«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».


Fonte: Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, Ottobre 1919.


Meditate.

IL FUTURISTA   di P. Daveru

Dietro le quinte del teatro dell’assurdo


La schizofrenica campagna elettorale impazza e più si avvicina il giorno delle elezioni e più il quadro politico si oscura,il ginepraio si infittisce e rischiamo di restare impigliati in un intreccio di idee malsane e di proposte folli.
Per districarsi meglio l’elettore avrebbe bisogno d iuna guida che lo conduca dietro le quinte del palcoscenico della politica e gli sveli i vari copioni.
P.Daveru, non avendo niente da perdere,si offre volentieri nell’ arduo compito.
Nel primo si legge di una “mummia” sepolta da vari scandali,fallimenti e cattive figure scolpite nel marmo che, avendo ripristinato il suo esercito di fedeli servitori, sfida gli avversari sul terreno delle tasse.
Il non vivente (un altro miracolo italiano) giura di togliere L’IMU, lucrando sui gioco d’azzardo e sulle puttane (ridere o piangere secondo l’umore prevalente).
Altri punti salienti: portare in alto il Milan, fottere la Merkel e fare una riforma epocale della giustizia in cui ritagliarsi una immunità a futura memoria.
Nel secondo canovaccio si legge di un professore di economia che,dopo un' illuminata carriera universitaria, ha avuto l’occasione di applicare i suoi teoremi alla realtà italiana, traendo la conclusione di aver salvato il paese.
Sfortunatamente tutti gli indicatori dicono il contrario:
-disoccuppazione +++++++;
-industria- - - - --;
-commercio-- - - -- ;
-consumi - - - - -;
-sevizi - - - - -;
-deficit ++++++, con il solospread in controtendenza - - - - --.
Pazzo di gioia per il suo spread calante, il Nostro continua a proporre la sua ricetta risanatrice,confortato dalla “società civile dei ricchi e benestanti”,non vedendo che tutti gli altri affondano lentamente nel pantano.
Il terzo copione è scritto a quattro mani. Da un lato c’è chi forse,se c’è bisogno,si servirebbe dell’ascia risanatrice del Professore, dall’ altro il Compagno dalla lirica facile che quell’ ascia gliela metterebbe nel di dietro al di cui sopra.
L’uno cercherebbe di trattenere “certi ricchi “, l’altro li manderebbe volentieri da Putin, l’uno sarebbe per i matrimoni gay, l’altro per i pacchi ( o pacs, in francese ).
L'uno per il ripristino dell’art.18, l’altro per i ritocchi o meglio i rintocchi e via via dividendo.
Il quarto copione è stato scritto da un attore comico, che, dopo aver riso e fatto ridere, per una strana legge del contrappasso, si è incazzato di brutto e, tramite il movimento da lui fondato, ha intenzione di sfasciare i sindacati,i partiti,le istituzioni,la stampa e vuole persino riscrivere la storia che abbiamo studiato a scuola.
E' talmente incazzato che,con la sola forza dei nervi , è riuscito ad attraversare a nuoto lo Stretto di Messina conquistando la Sicilia.
Analisti politici di primissima fascia hanno sentenziato che,se non lo si disincazza, riuscirà a distruggere tutto.
Al quinto e ultimo ci ha pensato un Cavaliere emerito di Giustizia, sbarcato dal Guatemala con furore per riunire tutta la“cosiddetta società civile” e fare la rivoluzione.
Peccato che dalle sue stanze del tribunale abbia fatto male i conti e forse gli incivili superano i civili, gli evasori i contribuenti onesti,le illegalità sono troppo diffuse e, di conseguenza, gli illegali,gli adepti della società dei consumi senza se e senza ma sono di più dei consumatori ecocompatibili,i guerrafondai più dei pacifisti.
Ci sarebbe dell’altro,ma a tutto c’è un limite.

Ca suffit.













mercoledì 23 gennaio 2013

"La scrittura satirica non è uno sport, cioè, non chiede eleganza e rispetto delle leggi, chiede soltanto la forza di una sopraffazione. E a questo punto tutti i mezzi sono buoni." - Ennio Flaiano


Stuzzicamenti 
di
Sergio   Puglisi
Giovanni Rossino



"Mors Tua, Bacheca Mea": Crepare 2.0


Povera Mariangela Melato, povera Rita Levi, poveri tutti voi morti di fama:
questi avvoltoi morti di sonno non v’hanno dato neanche il tempo di crepare,
prima di beccarvi dalle costole la carne.


Affetto da una strana forma di necrofilia, voglio averti mia...”.
Disco di platino 2012.


Ricorso di Jimi Hendrix e Carmelo Bene.
Vogliono morire di nuovo, adesso che c'è Facebook. Per par condicio.


Autoironia di Fred Astaire sulla vicenda: ballerà il tip tap
sulla sua tomba.


Nel frattempo approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione lo stanziamento
di fondi destinati al progresso culturale secondo il piano “Futuro Italia”: l’ingente somma
sarà tumulata in Sant’Apollinare alle ore 18 odierne.


Per l’occasione, Sergio Leone riesumato e pronto
con una nuova pellicola: "Il morto, l'Ansa e il Becchino".
Protagonisti i temibili beccamorti del webst,
dalla tastiera che non perdona.


Il tempo corre e ci sta per superare.
Una volta mio cuggino ha letto il suo necrologio su twitter e dopo è morto.


Chiamate un medium:
voglio sapere che ne pensa la sorella di Mia Martini...


Di Fossati – Sfossati, “Non sono una signora”.
Dirige l’orchestra il Maestro Beppe Vessicchio, canta: Lucrezia Borgia!


Indro Montanelli, intervenuto dall’aldilà
a proposito del confronto Santoro-Travaglio-Berlusconi,
dichiara: "Fermate l'etere: voglio scendere!"


Il nuovo avanza: ormai profilato il gruppo di potere
della nascente Terza Repubblica - Nenni, Almirante, Gramsci.


Un futuro radioso. Chissà cosa si sarebbe inventato Van Gogh con il Photoshop...


Sarebbe stato bimbominchia, o forse diggei:
ci vuole Orecchio!

Din Don! Comunicazione di servizio,
l’Onorevole Andreotti è desiderato alla hall. O era hell?


"Lucifero! Attento a mamma,
ché se fai il monello poi finisci da Andreotti."


***

Pubblica anche tu un RIP: la morte ti fa bello, dona un certo nonsoché; tra l’esperto, il decadente, il démodé.

Pubblica un RIP ed inebriati del tuo status di intellettuale e artista.

Pubblica un RIP perché i nostri rigurgiti culturali sono come ciò che resta di una sbronza. Postumi.

martedì 22 gennaio 2013

IL FUTURISTA


Donnantoni, dallo Spenning iù alla Bella Vita

Viveva nel ridente paesino di Munfotti la sua tranquilla
vita da pensionato,l'anziano contadino
Donnantoni.
Il suo tempo scorreva nella quotidiana
monotonia,ravvivata dai dolci ricordi della
gioventù e dalle telefonate dei nipotini,fino a
quando, dal suo amico televisore uscì una strana
parola,Spenning iù.
Infatti un signore con i capelli
bianchi, distinto e ben vestito,che aveva
sostituito quello che somigliava a un giovane di 76
ani o un anziano di 76 anni, nel telegiornale della
sera ripeteva,con tono alquanto autoritario,sem
pre la stessa litania :tagli spenningiù, tagli spenning iù.
Queste parole sarebbero uscite ed entrate
tranquillamente dalle orecchie del Nostro se non
che, quasi con coincidenza temporale,giorno dopo
giorno, lentamente,centesimo dopo centesimo,decimo
dopo decimo,euro dopo euro, i soldi in tasca di
Donnantoni cominciarono a diminuire.
Le notti divennero insonni e quando si addormentava i suoi
sogni erano incubi.Una volta sognava di
uscire in mutande,un'altra che i suoi soldi si
trasformavano in lire e non poteva più comprare
niente;una notte,addirittura,effetto del pesce
stocco mangiato a cena, sognò di essere morto
e, per non avere avuto i soldi per comprarsi una
cella, lo dovettero tumulare in un terreno vicino
al cimitero. L'anziano si terrorizzò,
fece un salto, cadde dal letto e si spacco' la testa.
Per una qualsiasi persona al di là con gli anni,se al
peso della vecchiaia, si aggiungono pensieri invasivi compulsivi in quattro
e quattr' otto, a cavallo della depressione la morte
se lo porta via.
Ma per Donnantoni non era ancora giunto il momento.
Dallo stesso televisore della triste spenning iù,
arrivò un giorno la bona nova del ritorno du Zu Silviu.
Per il Nostro fu il toccasana di tutti i mali.
Il Sogno Italiano gli rinacque dentro, lo inebriò di
ottimismo e ntoculu ai cattivi pensieri!
La prima cosa che fece fu andare dal barbiere e costringerlo a
tingergli i capelli.
Poi preso da una irrefrenabile voglia di cambiare, rinnovò tutto
il guardaroba: pantoloni nuovi,giacche nuove,camice, scarpe Tods,calzini del Milan, mutande all' ultimo grido.
Poi andò dal suo lattoniere di fiducia e si fece
verniciare in versione splendente la sua moto ape "Càmmina" e gli ritoccò  anche il motore per aumentargli la ripresa.
Con la sua berlina messa a nuovo ogni mattina stazionava presso la scuola a guardarsile belle ragazze e, dopo che l'ultima ritardataria
era entrata in classe, andava a scorazzare per il
paese: nei bar,nei supermercati,negli uffici e
dovunque ci fosse qualcosa da sbirciare.
La sera andava in pizzeria dove tracannava quantità industriali di
birra, poi si spostava in discoteca a riempirsi
gli occhi e rintronarsi con la musica ad altissimi
decibel.
Nonostante facesse le ore piccole, la mattina,
bello e rasato,non mancava mai vicino al cancello
della scuola.
Le ragazze lo conoscevano tutte, era loro amico su facebook, lui e la sua
sfolgorante "Càmmina".
Donnantoni,ringalluzzito alquanto,aveva buttato via la maschera del vecchio
rincoglionito ed impaurito grazie al ritorno di Zu Silviu, a cui promise fedeltà
eterna.

P. Daveru


giovedì 10 gennaio 2013


Mexina city blues

Culturale a chi?

Uno dei pionieri dell’archeologia italiana, Paolo Orsi, nei primi del Novecento additava al popolo messinese un’indolenza acuta, sottolineando la scarsa partecipazione al recupero del proprio passato. Messina è una città martire, dove la distruzione legata ai vari terremoti ha indotto la comunità a considerare la caducità un sentimento inestirpabile dal proprio dna, riducendo l’impegno ad un’inutile attesa dell’ennesima devastazione.


Chi è un popolo che fatica ad interessarsi del proprio passato? Forse soltanto un pulviscolo di anime sole e sclerotizzate. Un vizio o un male endemico il nostro, che ci caratterizza e che forse ci piace.
In Italia vige una legislazione che tutela le aree archeologiche e obbliga una progettazione urbanistica che difenda i siti d’interesse culturale. È bene ricordare che i beni culturali non sono altro che beni pubblici, la cui fruizione è un diritto inalienabile del cittadino che non può essere ostacolata dagli interessi di un palazzinaro qualsiasi. È chiaro che il problema della città di Messina è la scarsa partecipazione, il non sentire l’onere di difendere il proprio territorio dagli abusi e dalle logiche personali, oltre ad un mondo scientifico impantanato spesso in un mero desiderio di far carriera e lontano dall’idea di bene comune. L’espandersi dell’edilizia privata ha limitato la ricerca archeologica in città, la gran parte degli interventi non è costituita da altro che da scavi di emergenza effettuati al seguito di sbancamenti edilizi. Ciò ha comportato spesso la distruzione di alcune aree d’interesse culturale e il recupero esclusivo di beni che sarebbe stato davvero scandaloso disperdere. A questo quadro si aggiungono le povere documentazioni degli addetti ai lavori, che a volte sono anche errate e confuse.
Quali sono le proposte per rilanciare la ricerca? E quali sono le proposte che permettano un’adeguata valorizzazione del patrimonio culturale messinese? Queste sono domande a cui la sovrintendenza dovrà prima o poi rispondere, data l’assenza nel Museo Regionale di una struttura, attesa ormai da decenni, predisposta all’esposizione dei ritrovamenti archeologici.
Tuttavia, sarebbe davvero un errore non esaltare quei pochi personaggi che hanno contribuito, spesso con coraggio, a gettare luce sul passato di una città abbandonata al compromesso. Tra questi l’archeologo Giacomo Scibona, recentemente scomparso. Sua è la campagna di scavo effettuata all’inizio degli anni ottanta nell’area dove oggi sorge il Palazzo della Cultura (isolato n. 373 di viale Boccetta) che ha restituito una copiosa documentazione di epoca storica e preistorica.
Sono certo che anche un’adeguata informazione è indispensabile alla formazione di una coscienza civica più alta. Quanti in Messina e provincia sanno della scoperta di una tomba monumentale a tholos (monumento funebre caratterizzato da una sala circolare, a volte interrata, coperta da una pseudocupola) dell’età del bronzo, rinvenuta durante i lavori per la realizzazione del complesso I Granai nell’area degli ex Molini Gazzi?
È necessaria una rete più fitta che riesca a risuscitare un turismo che in città sembra in via d’estinzione, ma è indispensabile un atteggiamento più conciliante tra sovrintendenza, università, uomini di cultura e media. Non bisogna più stordirsi con inutili narcisismi, allontanarsi dagli ottusi campanilismi e ritrovare la via della collaborazione, evitando i privilegi dei pochi. L’atavica indolenza inizia a pesare troppo sulle nostre spalle, personalmente non vorrei morire prima di aver almeno provato a togliermi di dosso questo peccato secolare, cercando sempre di denunciare il marcio che in qualche modo ci contamina, ci livella e rischia così di renderci uguali a chi realmente questo male lo perpetua. Se personaggi come Scibona hanno tracciato il solco, spetta alle nuove generazioni seminare e far mettere le radici al buon senso.
Perdere l’identità è pernicioso e l’abulia una cagna che è sempre pronta ad offrirti il suo seno.

Tonino Cannuni 

martedì 8 gennaio 2013


Per non morire soffocato nel mio stesso vomito

Che abbia inizio. Una rubrica per scrittori, poeti, buoni a nulla, devastati e devastanti. Non importa dove arriveremo, l’urlo di questa terra è in espansione e ci spezza le ossa. Rivoli d’inchiostro e sangue, questa è arte, e cigni che si dissetano nei loro delta.
Sì, che abbia inizio. So che tra voi, giganti della terra trina, c’è gente che ha dinamite nelle palle e corre più veloce della miccia. Vi vedo nelle vostre stanze, nei posti di lavoro, nei porcili, in case a pisciare via un po’ di follia e disperazione. So che la vostra carne, se buttata nel fango, diventerà reliquia per i porci; e allora, perché non provare a rischiare? Perché non arrivare alla morte con un sorriso oblungo e infantile?
Lo scopo di questa rubrica è pubblicare i migliori lavori della provincia di Messina. Li giudicherò io, che personalmente sono uno stronzo che in linea di massima se ne fotte del giudizio. Tuttavia, so che in questo spazio di tempo e in questa regione c’è un filo conduttore tra noi tutti, e so per certo che sta per nascere qualcosa di grandioso. Non chiedetemi il perché? Lo so e basta e vi sputerò in faccia se me lo chiederete nuovamente. Forse questo è il secolo del divenire, proprio come diceva il chimico e fisico Ylya Prigogine, forse è solo una questione di entropia.
Qualcuno penserà che la scrittura è una forma di narcisismo o puttanate del genere, voi ed io sappiamo bene che c’è qualcosa di più, sentiamo l’orgia nelle nostre viscere. Al diavolo chi vi dirà che siete degli sbruffoni, personalmente me lo sento ripetere ogni giorno come un mantra, ma è la solita storia di chi non è capace di dare forma al bello.
Saranno pubblicati racconti e poesie di spessore, visioni che daranno altre visioni. Ripeto, sarò io a giudicarli. “Perché proprio tu, brutto figlio di puttana” mi chiederà qualcuno. Perché chi cazzo se ne fotte di voi? Voglio solo essere sconvolto, voglio leggere qualcosa che mi faccia uscire Albione dal buco del culo, e voi avete il dovere di far risorgere la cultura e la lingua italiana. Siete degli idioti se pensate che devono essere i politici a risanare la cultura, loro non ne sono in grado e tra l’altro non ne hanno le facoltà mentali.
Sono gli artisti e gli intellettuali che creano la rete, sono le vostre idee che divorano l’ordine costituito. Se pensate che tutto ciò sia banale, che la nostra rivista sia solo un modo per far passare il nostro tempo, allora state a casa a mangiare banane o a diventare vegani o a trascorre la vostra insulsa vita a dirvi che siete dei geni incompresi. Io non vi credo e vi ruberò il portafoglio proprio mentre starete pensando alla vostra vita.


Mandate i vostri racconti e le vostre poesie all’indirizzo: tonino.cannuni@tiscali.it o al massimo tagliatevi le vene dei polsi dietro il tagadà durante la festa di Spadafora, proprio mentre lo speaker sporco di sudore mangia una panino con carne di cavallo e dice: “E’ arrivato un nuovo sballo in città: è il tagadà”
Pensaci.


Lo specchio filosofico

Questo è uno spazio di dialogo e riflessione filosofica. Esso è uno specchio: il mio, ma soprattutto il vostro.


La vita è meravigliosa. Nasce, si sviluppa, fiorisce nelle sue potenzialità latenti e infine, morendo, apre la via, nuova linfa permettendo, ad altra se stessa. Noi siamo la vita. Il nostro contesto, la natura, la nostra casa, il nostro corpo, la mente. Fermiamoci un attimo e guardiamoci allo specchio: è così scontato quello che siamo? È ovvio che la realtà, si sia trasformata in quello specchio e, soprattutto, in quello che riflette? Ovviamente no. Forse è più che altro un mistero. Al di là di quello che conosciamo, siamo certi che "conosciamo"? Possiamo definirci, leggerci attraverso i resoconti che la cultura ha in serbo nei suoi scaffali. Quello che rischiamo, attraverso un'operazione di tal genere, è quello di immagazzinare concetti nati da altri individui, dal altri contesti. Ne saremmo soddisfatti? Forse si, abituati alla banalità del ladrocinio del sapere altrui. Oppure, e lo spero, direi di no. Essendo noi stessi la vita, mi chiedo se sia possibile un fertile ritorno al dialogo dove i partecipanti dello stesso siano vita pura, originale, semplice nell'essere intimamente se stessa. Alla visione di noi in quello specchio possiamo vedere altro rispetto un nome, una definizione, una sintesi di nozioni scientifiche o etiche di consumo. Possiamo essere quel che in potenza la vita è: autentica originalità. Autentici, liberi e soprattutto noi stessi. I mezzi per esprimerci sono ovviamente molteplici, dal gesto artistico all'opera della ragione che vede tutto da vette altissime. In questo frangente, che deve essere il più democratico possibile, il mezzo migliore, se non unico, è quello del dialogo. Dialogo filosofico, intendo. Spesso si sente dire "Prendi la vita con filosofia!". Massima abusata per voler dire.. tutto e niente! In effetti, cos'è la filosofia? È una biblioteca sterminata con scaffali di libri impolverati? È la sequela indefinita di pensieri di gente scapigliata e fuori di senno? Anche, non lo nego. Io credo che sia uno strumento di espressione della propria intima visione delle cose.Il mezzo di espressione della nostra visione nello specchio riflessa sarà quello del dialogo filosofico. Dialogo perché parleremo di qualcosa, e questo qualcosa sarà la nostra idea su questo qualcosa. Missione impossibile? Forse. La quotidianità, in questi tempi oscuri, esprime più silenzio e chiusura che estroverse manifestazioni di noi. Io, nella mia filosofia, ad esempio, vedo l'uomo represso da cose che nemmeno vuole. Manipolato da queste non ha la forza nemmeno di fare qualcosa per liberarsene, figuriamoci di parlare con gli altri suoi simili, repressi anch'essi! Questa rubrica è anacronistica, utopica e stravagante. Usiamola, no? Qui non pretendo di risolvere problemi, consigliare o indottrinare. Guardatevi allo specchio filosofico e interrogatelo. Chiedetevi cosa vedete e se ne avrete voglia di discuterne, facciamolo. Inviate quesiti, proposte di discussione, temi di interesse generale sulla realtà che ci circonda. Non siate timorosi di farlo. Abbiamo la possibilità di conoscere in maniera più profonda quello che vediamo, parliamone. E non lasciamo che le nostre potenzialità vitali rimangano chiuse nella loro utopia.

Antonino Ruggeri