martedì 31 maggio 2011

La riffa del voto

A 24 ore dalla chiusura della tornata elettorale valida per l'elezione a sindaco del Comune di Torregrotta, riproponiamo l'analisi di Antonino Giorgianni, già pubblicata sul numero -1 presentato lo scorso martedì in occasione del confronto pubblico organizzato dal nostro giornale, ancora più attuale ed importante oggi, dopo i risultati emersi dalle urne.


La riffa del voto - di Antoine Giorgianni


Il 28 ed il 29 maggio si voterà a Torregrotta per il rinnovo dell'amministrazione comunale.
In un paese che solitamente vive la politica con indifferenza, senza interesse, l’approssimarsi delle elezioni crea improvvisamente un clima di grande animazione.
Nascono gruppi e gruppetti, ci si comincia a riunire a ritmi frenetici, tutti si preparano al meglio per l’evento più importante, la gara più attesa, la festa più lunga: la presa del Comune di Torregrotta.
E’una vera e propria riffa del voto, una lotteria impazzita fra passerelle musicali e processioni di seguaci, vivendo alla giornata, senza programmi precisi, senza progetti ben delineati, piuttosto con il solo e semplice obiettivo di curare i piccoli interessi clientelari.
Torregrotta è cambiata, oggi è un paese cresciuto a dismisura: certo non esistono statistiche precise, ma è evidente che alla moltiplicazione della densità abitativa non abbia fatto seguito una politica infrastrutturale che accompagnasse il cambiamento urbano.
Asili nido, edilizia popolare, centri di aggregazione sociale, si tratta di priorità indifferibili per la nostra comunità, urgenze rispetto alle quali nessuno dei candidati sembra oggi poter dare sicurezze. Da anni Torregrotta ha bisogno di un nuovo piano regolatore, di un progetto di totale rimodellamento urbanistico che liberi il comune dall’abusivismo, dall’anarchia architettonica, che trasformi quello che è oggi diventata Torregrotta, un paese dormitorio, in una realtà più armonica, che rispetti il territorio e le aspettative sociali ed economiche dei suoi abitanti.
Il lassismo in materia di politica edilizia, perpetrato sia a livello istituzionale sia da parte di tutti quegli architetti, costruttori, ingegneri, progettisti, imprenditori che sulla leggerezza dell’amministrazione hanno costruito la loro fortuna d’impresa, ha provocato conseguenze sociali gravissime: languono i luoghi di socialità, eccezion fatta per quelle poche benemerite associazioni che isolate si contrappongono agli unici punti d'incontro ormai rimasti agli abitanti di Torregrotta, vale a dire i bar, le sale giochi, le bische, i ristoranti.


Sembra che tutto abbia il segno negativo, che niente migliori nel nostro paese, ed invece no!
C'è in effetti un fattore che registra una crescita sostanziale, ed è il clientelismo; chiunque si trovi nelle condizioni di elargire un favore, alimenta questo processo di svuotamento sociale, un meccanismo che svilisce le condizioni di civiltà e di cittadinanza di Torregrotta e che di fatto porta avanti quel clima di malaffare che dalle nostre parti è purtroppo spesso assimilabile ad una cultura, quella mafiosa, che non è invece più possibile tollerare.


A questo stato di degrado istituzionale, cui inevitabilmente è seguito un decadimento sociale ed economico ormai incontrollabile, la politica risponde con le associazioni di scopo (elettorale).
Ci si chiede dove siano andate a finire le forze riformiste, democratiche, ciò che una volta chiamavamo “la sinistra”. Ebbene esistono, almeno così dicono, ma sono state risucchiate nel pantano dei due schieramenti, trascinate nel limbo dalle solite logiche di scambio tipiche del momento elettorale.
Questo teatro dell'assurdo, del non sense, rievoca gattopardiane memorie, un’etica del cambiare tutto affinché tutto resti uguale che ci avvilisce e che un poco svuota il senso stesso della competizione amministrativa.
Diventa così impossibile trovare un filo conduttore, qualcosa che ci orienti nella scelta fra una delle due coalizioni, per cui che dire, si vada avanti armati l'uno contro l'altro, e vinca il peggiore.