sabato 14 aprile 2012

Anteprima Numero Marzo Aprile: estratto da "In memoria di un boss"

Estratto da "In memoria di un boss" - di Mauro Mondello (da Settentrionale Sicula N. 5, Marzo / Aprile 2012)

Lasciate riposare in pace i morti, recita un vecchio adagio. E certo lo faremmo volentieri pure nel caso di Santo Sfameni, morto il 22 gennaio del 2012, perchè se Dio esiste allora saprà senza dubbio giudicarlo molto meglio di noi. Per tutti quelli che però restano qui, su questa terra, è forse il caso di puntualizzare alcuni aspetti, specialmente dopo aver assistito ad una cerimonia funebre, tenutasi nella chiesa Santa Maria di Lourdes a Villafranca lo scorso 23 gennaio, durante la quale invece che un uomo pareva si stesse celebrando la scomparsa di un santo, di nome e di fatto. Un riverente stuolo di uomini e donne, notabili politici provenienti da tutta la regione, vigili urbani in divisa, il vicesindaco di Villafranca, Matteo De Marco, numerosi fra assessori e consiglieri dello stesso comune, hanno infatti ritenuto di dover presenziare al funerale di don Santo, durante il quale Padre Antonio Pelleriti, officiante le esequie, sorvolando sui numerosi fatti di sangue per i quali Sfameni è stato negli anni ritenuto complice o responsabile, ha addirittura dichiarato: « in pochi lo sanno, ma quando negli anni ‘90 le ditte lavoravano per la realizzazione della gradinata prospiciente il campetto di calcio attiguo alla parrocchia, il nostro fratello ha voluto dare un suo contributo». Per amore della giustizia e dell'informazione, soprattutto per un incontenibile senso di decenza sociale, ci appare importante ricostruire alcuni passaggi chiave dell'esistenza di Santo Sfameni, fatti che ognuno dei lettori potrà valutare nella serenità della sua coscienza, ma che non possono essere dimenticati, che vanno piuttosto ricordati, amplificati, scolpiti nella memoria di ognuno di noi.

LA COMMISSIONE ANTIMAFIA
Santo Sfameni nasce a Saponara Marittima l'1 agosto del 1928. Lavora come infermiere all'ospedale Regina Margherita di Messina, almeno sino al 1974, momento in cui qualcosa nella vita di Don Santo cambia. Come scrive nel 2006 la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Fenomeno della Criminalità Organizzata Mafiosa o Similare, «il vecchio don Paolino Bontade (uno dei più autorevoli capimafia degli anni '60, padre dei tristemente noti Stefano e Giovanni ndr ) trascorse gli ultimi sei mesi di vita come riverito degente presso il reparto di neurologia dell’ospedale Regina Margherita di Messina, dove morì il 25 febbraio 1974. E non sarà certo un caso che proprio in quel periodo lavorasse come infermiere presso quello stesso reparto quel tale Santo Sfameni che subito dopo la morte di Bontade senior divenne un facoltosissimo imprenditore edile.»
No, non sarà certo un caso. Basta leggere alcuni passaggi della sentenza, datata 10 gennaio 2008, del Tribunale di Catania sul Caso Messina, il processo che in primo grado ha visto condannato, fra gli altri, a sette anni di reclusione, l'ex capo dei Gip di Messina Marcello Mondello, grande amico di Santo Sfameni:

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