venerdì 29 aprile 2011

I comuni tirrenici e il problema spazzatura: chi è il più colpevole?


di Mauro Mondello

E'tornata la spazzatura, fuori dai cassonetti ovviamente, a Spadafora (e non solo). In realtà non dovrebbe più sorprenderci, se è vero che la questione dello smaltimento dei rifiuti da almeno 20 anni continua a rivestire un ruolo principale nella dinamica sociopolitica di tutti i comuni del messinese.
L'argomento è ampio e complesso, certamente le responsabilità più pesanti stanno sulle spalle delle amministrazioni, dell'orrendo modo di fare politica tipico di un fare culturale lassista e clientelare purtroppo standardizzato in tutto il Meridione del nostro paese. Nodo centrale del tema è la connivenza, sempre più evidente, fra la criminalità organizzata, che nella spazzatura ha trovato il vero e proprio Eldorado, una fonte di guadagni limpida ed infinita cui attingere nella più serena delle semplicità, e quelle stesse istituzioni che il problema della gestione dei rifiuti dovrebbero invece impegnarsi a risolverlo. 

Su tutti questi aspetti senza dubbio ci concentreremo, abbiamo documenti e testimonianze che meritano un lavoro di diffusione preciso e capillare, e su ciò abbiamo deciso di concentrarci nelle prossime settimane. 
Qui, adesso, trovo però più interessante andare a monte del problema, vale a dire dentro la società, fra quelle persone che a Spadafora, a Venetico, a Torregrotta, in ogni comune della fascia tirrenica messinese, ci vivono, e che dunque conoscono perfettamente, da decenni, il problema dei rifiuti. Tutti noi, tutte queste persone, hanno fatto il possibile per contribuire a risolvere la questione? Ci siamo davvero impegnati, concretamente, nel trovare una soluzione ad una difficoltà che, sul lungo termine (ed attenzione, forse non se ne si ha la sensazione, ma siamo già sul lungo termine, essendo quella dei rifiuti una tragedia ambientale già vecchia di almeno 20 anni) potesse invertire definitivamente la tendenza?

Ebbene la risposta è NO. Come spesso accade non ce ne siamo dimenticati, che sarebbe quasi un sollievo, abbiamo invece scelto, coscientemente, di non affrontare la situazione, insistendo nell'alimentare un sistema politico e culturale che vive il momento elettorale (teoricamente il culmine della vita civile di un paese democratico, l'attimo in cui ognuno di noi può finalmente mostrare, a se stesso ed al mondo, come concretamente la pensa in merito agli argomenti più determinanti del suo essere cittadino) in quanto dimensione distaccata dalla vita quotidiana, espressione di una condizione temporale a sè, in cui la scelta di un candidato piuttosto che un altro non passa per la valutazione effettiva di ciò che si è fatto o che si considera sarà possibile fare, ma, piuttosto, concentrandosi sul potere contrattuale che quella scelta, quel voto, potrà costituire una volta terminata la consultazione.

E' il voto di scambio, un fenomeno ben conosciuto, più volte studiato e mai superato, cui ognuno di noi si presta, anche inconsapevolmente, all'atto di dover decidere le sorti della propria amministrazione politica, qualunque sia il livello cui ci si riferisce, e che ha come inevitabile conseguenza l'affermazione di soggetti politici incapaci e collusi, che insigniti delle cariche più potenti del sistema gestionale locale si disinteressano, una volta raggiunto il proprio obiettivo politico (il potere) dei problemi del territorio. Ogni volta ci si dice, "questa è l'ultima volta, è chiaro che i cittadini hanno capito che non è più possibile insistere nel votare questa gente", ed ogni volta, invece, si rimane profondamente delusi dall'assistere al ciclico perpetuarsi di questa assurda dinamica culturale, un maniera di vivere la propria responsabilità civile di cittadino secondo un modello che, ce ne si renda conto o meno, non può definirsi in altro modo che MAFIOSO.

Tornando però alla spazzatura ed all'interrogativo precedente sull'impegno che ognuno di noi ha profuso nel cercare la soluzione del problema rifiuti, vi è un elemento, evidente, che sancisce ancor più nettamente il completo disinteresse, e la conseguente responsabilità, che la società civile, tutti noi, abbiamo nei confronti della mancata risoluzione del problema. Mi riferisco all'atteggiamento di indifferenza e, peggio ancora, di abuso, che i cittadini mostrano al momento di dover scaricare un sacco di spazzatura in un cassonetto già stracolmo, magari tempestato di immondizia tutt'intorno. 

Non si accende in colui che si appresta a depositare i propri rifiuti un moto di indignazione, un sentimento di protesta, un naturale risentimento nei confronti di quelle istituzioni che dovrebbero occuparsi della questione, tutt'altro, non soltanto infatti si continua serenamente nella quotidiana routine di deposito della propria immondizia, ma si fa anzi di più, si sfrutta il momento di difficoltà per liberarsi dei rifiuti più ingombranti, e si materializzano così frigoriferi, divani, forni, televisioni, tutta una galassia di utensili, elettrodomestici, mobili, di scarti che sarebbe necessario smaltire secondo processi speciali, vengono abbandonati all'oblio delle strade, ormai sommerse da centinaia di chili di spazzatura.

Credo sia questa l'immagine che più di tutte rappresenta lo sprofondo civile e culturale nel quale la nostra società, le nostre famiglie, tutti noi, siamo precipitati.
Dovremmo provare vergogna, e preoccupazione, soprattutto capire che senza impegnarsi nel cambiare le cose, nel modificare questi atteggiamenti, specialmente in riferimento al tema della spazzatura, andremo incontro a conseguenze gravissime.
E'la storia della Sicilia, di Messina, della provincia tirrenica, da chissà quante centinaia d'anni. Eppure non lo abbiamo ancora capito.

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